5 aprile 2008

Com'è profondo il mare

Non ricordo l'anno, tra il 2000 e il 2001. Rimasi a dormire da D quindi ero ancora al Depinedo.
La mattina ci portò suo padre a scuola, non ricordo se proprio fino scuola, comunque nella golf faceva freddo e nel viaggio sentivo solo strani suoni, non ero abituato a quella musica ma prima di scendere va su Lucio Dalla, ricordo che era un qualcosa di orrendo, non mi piaceva per nulla e pensa "che razza di musica si sente il padre di D?" ma la canzone continuava e man mano non so perché mi iniziava a piacere, iniziavo a sentire qualcosa ma non ricordo è passato troppo tempo.
Tutta la mia curiosità e passione per la musica parte da li, da quella fredda mattina perché mi accorsi e capì che non esisteva solo quello che passavano le radio. Incredibile quanto quella mattina in auto possa avermi cambiato.

Affiorato mentre Itunes in modalità shuffle mette su Com'è profondo il mare.

28 novembre 2007

Autogestione



2004. I.t.i.s. G. Galilei per futuri costruttori aeronautici. Nella foto si intravede dominante il vicepreside, M., M. e S. (il promotore della cosa nonché il più bocciato).E chi se lo scorda. Il delirio. Le urla. I cori. Eravamo proprio dei coglioni. Seguirono giorni di tornei di calcetto, briscola e tre-sette. Io scelsi di starmene bello bello a casa a dormire però riflettei che sul fatto che l'autogestione dovrebbe essere comunque l'attività scolastica gestita da noi. Belle parole si. Certo è che se quello era il nostro modo di "fare" scuola, allora è vero che siamo un popolo di calciatori e burloni.

Affiorato quando mia madre con questa foto in mano trovata sotto un armadio mi dici "che faccio la butto?"

Live me alone

Rimini, anni novanta, i primi anni novanta. Dovevamo andare a San Marino mi pare. Stavo con i miei genitori e dei loro amici, la figlia mia amica si chiamava... non me lo ricordo. Insomma si parte di mattina con 2 macchine. Io volevo andare in macchina con lei e lei con me, i miei avevano capito che io andavo con lei (giustamente) ma i suoi avevano capito che saremmo andati con i miei. Morale: pianto isterico di entrambi quando ci accorgemmo che entrambe la macchine erano partite senza di noi...

Affiorato stamani quando il padre della mia amica ha telefonato chiedendo di mio padre

20 novembre 2007

Il Mafia



Lisi, anche detto "Il Mafia" perché veniva da Messina. Non mi è mai piaciuto avere un compagno di banco alle superiori perché non mi stava simpatico nessuno. All'ultimo anno invece lui si sedette a fianco a me. Non si faceva altro che dire minchiate e scrivere robe sul banco con la matita tipo "Il prof Bibbo ha i soldi, e manco pochi". Cazzeggiammo molto ma durante le lezioni seguivamo attenti anche se aveva spesso dei problemi di stomaco e tirava dei rutti da far schifo durante le lezioni.

L'ho incontrato sulla metro

19 novembre 2007

Adriana

Qualche anno fa. Milano. AstudioF. La sera ero stato ospitato da Sebastiano perché avevo esposto delle foto in occasione del suo concerto alla Palazzina Liberty di Milano. Ne seguì cena con produttori e colleghi. Mi alzai presto, presi l'indirizzo e andai allo AstudioF. Suonai, dissi che ero un amico di Sebastiano. Mi aprirono. Scesi le scale e mi ritrovai in una sala da attesa. Dopo poco entro. Dietro LA scrivania una grande poltrona di pelle nera dalla quale si levava denso del fumo. La poltrona ruota e su di essa compare Adriana. Rimasi di stucco. Inizia a sentire invidia per gli Apple sparsi ovunque. Parlammo molto di fotografia e capii molte cose sull'argomento. Non ricordo di cosa parlammo in preciso ma non scorderò mai la frase: le foto più belle non sono quelle più belle, ma quelle che trasmettono un messaggio.

Riaffiorato mentre parlavo con Il Boss di fotografia industriale.

Come nasce un disco



Due giorni prima della scorsa vigilia di Natale. San Lorenzo. Sotto terra.
In quel periodo portavo la macchina sempre nello zaino e decidemmo di andare io e D da Marco a portargli il nostro coccodrillo Ikea (che legò intorno alla chitarra). Dopo i saluti restammo. Iniziarono a suonare e quelli che sentimmo erano i pezzi prova del disco che stavano registrando (senza il Merenda, che non stava più con i Fumisterie), rimasi col sorriso in faccia per tutta la serata, si perché la musica mi piaceva, ma soprattutto perché ero consapevole che stavo vedendo con i miei occhi come nasce un disco tra sigarette, scatoloni e cavi buttati a terra.

Riaffiorato mentre guardavo il mio coccodrillo Ikea

16 novembre 2007

Riccardo e Alessandro

Riccardo era il mio primo maestro di karate. Un uomo sui 45, alto, robusto e bello mi pare. Per me il maestro era Il Maestro, quella che ti tira su il carattere che mi ritrovo ora; una persona molto importante per me. Dopo qualche anno ci lasciò perché da quello che mi ricordo era una sorta di ricercatore e partì lasciando la nostra palestra per andare su una spacca-ghiaccio nell'Antartide. Eravamo piccoli, ci restammo molto male chiedevamo alle nostre mamme: "e adesso?". E adesso eccoti che arriva Alessandro, il nuovo maestro, 30 anni scarsi. Un cristone di 2 metri con coda di cavallo e un fisico animale. Avevamo un pò paura di lui... Tutto continuò, lui ci faceva curare molto l'aspetto atletico, ma il maestro era il Maestro.

Riaffiorato mentre cercavo nel cassetto un cappello e invece ho trovato la mia cintura blu.

Karate

Oh mio dio, non so quando, forse avevo 10 anni. Andavo a karate, lo facevo da diversi anni ormai, così il maestro Feliziani (del quale non dimenticherò mai quando ci fece vedere come riusciva a tagliare un fazzoletto semplicemente posandolo sulla lama della sua katana) decise di portaci a fare una piccola competizione. I colpi erano validi solo se lanciati sul petto. Inizio i combattimenti, andavo bene, vinco 4/5 combattimenti, poi mentre tiro un calcio mi si infila un piede nella congiunzione dei tatami e invece di colpire in petto spacco il labbro al mio avversario (Napoleoni era il cognome, il cugino di Dario) e vengo squalificato. Ho cercato di spiegare che erano loro che avevano messo male il tatami e ci ero cascato dentro, loro non ne vollero sapere, e io ancora insistevo per spiegare cosa era successo. Mi squalificarono.
Lasciai il karate.

Riaffiorato mentre cercavo un cappello in un cassetto e invece o trovato la mia cintura blu.

15 novembre 2007

Auronzo


La prima volta ad Auronzo. Da qui in poi ho iniziato ad amare costantemente l'estate in alta montagna. C'erano anche i miei zii giovani e belli, i miei ricordo che avevano delle tutone colorate in stile '90. Nell'hotel ricordo la vecchina che gestiva il locale ma soprattutto le corse sul prato in discesa di fianco a l'hotel e le bottiglie di plastica incastonate in un muro di cemento fatto da poco (questa cosa mi rimase molto impressi perché da li in poi capire a cosa servivano quelle bottiglie fu un grande mistero da risolvere).

Riaffiorato mentre cercavo un orologio in un cassetto pieno di cose.


14 novembre 2007

Il macellaio

Forse avevo 10/12 anni. Stavo in Calabria ospitato dalla mia ex maestra di matematica delle elementari in un paesino di coltivatori e allevatori. La mattina vidi per la prima volta l'uccisione di un maiale enorme: un chiodo in testa e poi subito si sgozza per prendere raccogliere il sangue fumante in una bagnarola di quelle azzurre dove ci si lavano le lenzuola. Ero diviso tra il "povero animale" e il "stasera grande grigliata". Fu così che nel pomeriggio fui conciato come un vero macellaio, con tanto di cappello stile chef a riempire budella di carne suina macinata. L'odore del finocchio e la carne cruda sulle mani... mi sembra ancora di sentirlo.

Riaffiorato mentre disegnavo un ansa del fiume Bormida al Cad.

Ladri di legname

Un anno fa credo, andammo al lago del salto facendo la strada lungolago. Era molto presto e prima incontrammo un simpatico cane nato da non troppo tempo che leccava e abbaiava chiedendo di venire con noi, e poi in una curva immersa nel bosco ci accorgemmo che c'erano quintali di legna accatastata in una piazzola coperta di ghiaccio. Ci siamo fermati e Lei con il suo sguardo malandrino mi fa: prendiamola! E così più per sfizio che per necessità ci prendemmo la nostra parte di legna sporcandoci e spaccando il ghiaccio con i talloni mentre si urlava facendo risuonare il nostro eco.

Riaffiorato mentre vado a prendere un ciocco di legno per la stufa di mio zio.

Solo

Ricordo che era autunno perché c'erano le foglie gialle e mentre giocavo a nascondino mi ritrovai di colpo solo, davanti a me il piazzale con il brecciolino bianco delineato da alberi gialli. Rimasi immobile a pensare non so cosa, ma forse mi ricordo di questo perché fu la prima volta che rimasi solo soletto. Credo sia accaduto all'asilo perché mi ricordo con il caschetto platino e il grembiule azzurro.

Riaffiorato mentre mi faccio il thè

Luana e argilla

Elementari. La maestra ci stava facendo fare un esperimento (quanto mi piacevano gli esperimenti!) su come si formavano le pianure alluvionali e stavamo costruendo una montagnola di argilla e mentre si parlava non so di cosa Luana invece di dire cioccolata di "cioccioata" perché non gli usciva la "L". Non so perché mi sia rimasta così impressa l'espressione cioccioata.

Riaffiorato mentre guardo la pioggio fuori dalla finestra.

Matteo

Moro, capelli corti, sguardo alla Lupin e tremendamente il più carino delle elementari. Alla sua festa di 10/12 anni (non ricordo) naturalmente era quello firmato da capo a piedi e stavano tutte intorno a lui. Abbiamo giocato a pallone nel suo giardino, lui e suo cugino roscio erano due fenomeni e si divertivano a scartare noi scrausi in mirabolanti disimpegni e trucchetti stile fifa 2000. Si divertivano a farci sentire inferiori, e questa inferiorità nel gioco credo che venisse riflessa anche su tutto il resto.

Riaffiorato mentre cerco di riattivare la corrente a casa.

Cena in pizzeria

Qualche anno fa credo. Eravamo io, D, Mary, Monica e Vale. Andammo insieme ad una pizzeria verso San Giovanni e ricordo che Monica e Vale iniziarono a ridere come delle pazze ininterrottamente e senza motivo mentre D guardava serio la scena attonito mi dicono.

Riaffiorato mentre parlavo con Vale sulla rete.

13 novembre 2007

Lo zio delle marche

Lui è morto, lo zio delle Marche, ma stamattina l'ho incontrato su un treno. Un signore identico allo zio delle Marche se avesse avuto 10 anni di più, una folgorazione. Difficilmente scorderò questo incontro anche perché ho preferito non vederlo più da quando si ammalò per mantenere un ricordo degno delle sua simpatia e bellezza.

Incontrato nel tratto in cui la metro A si scopre attraversando il tevere.

12 novembre 2007

Giorgia

Alta, nuotatrice, capelli lunghi lisci di un biondo incredibile, volto molto solare, somiglia un pò a Michelle Hunziker per capirci. Entro come spesso faccio in un aula che in facoltà viene utilizzata da chi vuole studiare o disegnare per conto suo e me la trovo davanti, bionda, alta, proprio come me la ricordavo. Momenti mi piglia un colpo perché ho il pallino di rivedere le persone delle quali in testa sta per sparire il ricordo visivo. Erano otto anni che non la vedevo ma il ricordo di lei non era ancora svanito, mentre altre persone purtroppo ormai sono andate perse nella mia mente.

Incontrata in facoltà

Cristina

Caschetto castano, occhi grandi e un bel sorriso. Era una mia compagna delle elementari che spesso mi ospitava a casa sua, solo che poi quando ero li mi mettevo a giocare con la sorella più piccola (della quale mi sfugge il nome) ad un gioco da tavola (del quale mi sfugge il nome) dove c'era un topo ed una enorme groviera.

Riaffiorato mentre si parlava di giochi da tavola con un amico

Sassata

All'asilo un mio compagno, credo si chiasse Eros, mi continuava a tirare manciate di ghiaia ma io non contrattaccavo perché non mi piacevano certi giochi. Gli ho chiesto di smettere ma lui niente, così prendo un pezzo di marciapiede rotto con tutte e due le mani e glielo tiro in testa. Ricordo mia madre su tutte le furie ed Eros con testa insanguinata.

Riaffiorato mentre guidavo in macchina

Alessandro

Un viso molto magro con un corpo altrettanto magro. Capelli lunghi neri lisci e barba da professore. Mi pare si chiami Alessandro, era il mio insegnante di pianoforte quando avevo 10 anni credo. Lo guardo con un sorriso tipico di chi ha appena riconosciuto un viso che era familiare ma non si sapeva di chi fosse. Lui ricambia lo sguardo, prende la sua busta e scende dal treno. Non mi ha riconosciuto.

Incontrato sul treno Roma-Grosseto